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#1: Are there any ideas available out there?

Le crisi sono catalizzatori di cambiamento, ma gli esiti sono sempre incerti. Nel XIV secolo la peste decimò la popolazione inglese, la scarsità di manodopera le diede più potere negoziale e fu l’inizio della fine del feudalesimo, ma in Europa orientale l’effetto fu l’opposto. Nel XX secolo la grande depressione generò il New Deal, e la Seconda guerra mondiale il Welfare State. L’attuale congiuntura ci pone in uno stato d’incertezza (e di opportunità) simili. Sarebbe errato pensarci solo in una crisi sanitaria: è un momento più ampio che risale agli anni 1970 e riguarda non solo l’energia, l’inquinamento, il clima ma il progetto moderno, l’idea stessa di progresso e tutto il nostro rapporto con l’ambiente, il cibo, gli animali (Mirko Zardini). Quindi anche il rapporto con noi stessi: per questo è necessario un nuovo contratto sociale, sostiene Minouche Shafik, un nuovo patto di reciprocità per affrontare un cambiamento che avverrà comunque, sotto la pressione tecnologica, demografica e ambientale. Il punto è: costruire o limitarci a reagire? Continueremo a lasciare che le nostre società siano squassate da queste forze possenti, come abbiamo fatto negli ultimi decenni, o vogliamo prepararci selezionando le migliori idee disponibili?