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#4: Ogni esempio è irripetibile: Ivrea è Ivrea. Ma…?

Solide, Resistenti, Fragili, A rischio strutturale: questa una classificazione delle imprese italiane. Di cui le Solide, a dir il vero, sono pochine (11%) ma rappresentano metà dell’occupazione e due terzi del valore aggiunto. Buon segno. E ancora: imprese Potenzialmente resilienti (alti investimenti e connessioni con altre aziende) e Proattive (produttività e fatturato in crescita) sono le punte di diamante per la ripresa dei territori, quindi delle comunità. Come? Investimenti in R&S, digitalizzazione, formazione avanzata del personale, “rilevanza sistemica”… Tutto ciò detto nel linguaggio Istat 2021 (in pillole). Ma si può dire in altro modo? “Abbiamo portato in tutti i villaggi le nostre armi segrete: i libri, i corsi, le opere dell’ingegno e dell’arte. Noi crediamo nella virtù rivoluzionaria della cultura che dona all’uomo il suo vero potere”. Così Adriano Olivetti sull’utopia (possibile) della sua Fabbrica-Comunità. Dal 2018 l’Ivrea olivettiana è nella lista UNESCO, il suo valore storico universalmente riconosciuto. Ma solo storico o lezione ancora attuale da cui attingere? Responsabilità sociale, attenzione al territorio, legame tra società e design a tutte le scale del progetto: in Italia le realtà non mancano. Ripartiamo da lì?