
#3: Istruzione per (quale) uso?
Cosa imparare dalle nuove generazioni, e soprattutto come insegnare e con quali modelli? La pandemia pone sfide nuove e inattese al sistema della formazione: dopo aver messo la scuola in stand by in molti paesi, ora sollecita risposte radicate nell’essenza stessa dell’istituzione scolastica, nella sua ineliminabile dimensione comunitaria. “Ad oggi il dibattito è ostaggio del virus e del problema della sicurezza – ha osservato Massimo Recalcati – mentre sarebbe utile una rimodulazione profonda dell’attività didattica”. Serve una scuola interdisciplinare, aperta al territorio e ai luoghi culturali per coltivare dialoghi reciproci, creativa ed elastica nel tempo e in spazi rinnovati (fisici e digitali insieme). “Ma per fare questo occorrerebbe una ricomposizione inedita della didattica e del rapporto della scuola con la città. È necessario uno sforzo politico e culturale di immaginazione e di pensiero: libero, laico, vivo, insomma non pietrificato dallo sguardo di Medusa del virus” (Recalcati). Come affrontare i temi della diffusione e ibridazione dei luoghi educativi, della loro permeabilità con il tessuto urbano, del loro farsi volano di vitalità indotta? Chi vi si sta dedicando?