
#7: Adattamento o Exaptation?
L’incertezza in cui siamo immersi ci impone grandi sforzi per mantenere una qualche normalità. La pandemia ci ha gettato in una dimensione spiazzante. Tecnicamente, le nostre risposte sono tutte “adattive”: surroghiamo la normalità perduta, ma produciamo copie difettose dell’originale mancante (o così le percepiamo). Poco male, si dirà, la situazione è patologica e transitoria, e infatti ci aggrappiamo a espressioni come “post-Covid” sperando di tornare presto all’originale. Ma se tale patologia fosse un nuovo stato fisiologico? Si può fare in un altro modo (diceva sempre Munari) che non sia adattivo? Nel 1982 i paleontologi Stephen J. Gould ed Elisabeth Vrba proposero il concetto di exaptation per indicare, a differenza dell’adattamento, come gli organismi abbiano anche la potenza di creare il nuovo rimodellando capacità esistenti e dando loro funzioni inedite, come bricoleur. Questo modo non produce copie difettose ma, partendo da strutture sedimentate (e selezionate), crea positivamente nuove norme. Oggi questo termine, exaptation, ricorre spesso. Ma allora, non siamo chiamati a un esame rigoroso delle nostre strutture e capacità? Quali selezioniamo? Cosa rimodelliamo? Come diventare evoluti bricoleur e aprire davvero al nuovo?