
#11: Ma infine dobbiamo accelerare o rallentare?
“Acceleratore di processi già in atto”. Quante volte l’abbiamo sentito e su quante bocche (pardòn, rime buccali)? Del resto questo è stata la pandemia nella sua fase più virulenta e lo è tuttora. Ma assecondare l’aumento di velocità di ciò che esiste, cosa cambia? Dovremo selezionare bene cosa accelerare e cosa rallentare, senza rincorrere ma pianificando. Un articolo di Futuri Magazine suggeriva mesi fa alcuni capitoli: patto intergenerazionale, mobilità sostenibile, digitalizzazione, invulnerabilità delle infrastrutture informatiche, medicina personalizzata e preventiva, reshoring, nuovi modelli di lavoro. È una selezione. Nello specifico italiano possiamo anche aggiungere: scuola, giustizia, territorio, patrimonio edilizio, disparità di genere, giovani, allineamento con l‘Europa. E poi, citando Arjun Appadurai, “capacità di aspirare”, che è più legata al tempo lento, alla pazienza. Dovremo quindi farci curatori di tempi diversi, e mantenerci aperti. Torna una vecchia questione posta da Lucius Burckhardt: quanto poca pianificazione può bastare? Ovvero: “Come pianificare innescando gli sviluppi desiderati e lasciare tuttavia qualcosa da decidere per quelli che verranno? Pianificare cioè senza ignorare il tempo, lo scorrere del tempo futuro?”