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Workspace e tecnologie: ubiqui, intelligenti e artificiali?

Il lavoro è già ovunque: anche in forma di retreat esotici per transizioni di carriera, di “lavori sabbatici” in giro per il mondo, di co-working in treno sulla rotta Transiberiana o su navi da crociera.

Sono forme di lavoro come vacanza? O prove generali di lavoro vacante? Quando il motore a combustione ha sostituito il cavallo come mezzo di locomozione, il numero di cavalli negli USA è sceso da 26 a 2 milioni in pochi anni: “estinzione di massa” di una forza-lavoro non più necessaria all’economia industriale? Ora, con l’intelligenza artificiale e l’automazione sempre più sostitutiva della forza-lavoro umana, saremo noi a ridurci ai minimi termini perché non serviamo più come prima? Può darsi… Se non si riesce a governare attivamente l’accelerazione tecnologica con strategie a lungo termine. Secondo lo studio “2050: Global Work/Technology Scenarios” del Millennium Project, serve anticipare gli impatti dell’AI, che possono essere distopici, e passare da una cultura dell’impiego a un’economia dell’autorealizzazione: è lo scenario “If Humans Were Free”. Ma serve anche cambiare l’idea stessa del lavoro, riconoscendolo ovunque ci sia “operosità”. Un lungo processo. Intanto che workplace immaginare per il futuro, Headquarter o Resort (o matrici per reti neurali)?