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Città: che fine farà lo spazio pubblico a quota zero?

Lo spazio pubblico a quota zero è tradizionalmente il luogo della vita sociale per eccellenza, l’interfaccia che definisce le relazioni a scala urbana. La qualità del disegno e la facile accessibilità sono i suoi punti di forza, così come lo sono, nell’attuale dibattito, la mobilità dolce, la sicurezza, la gestione dei beni comuni, il riuso temporaneo, la multiculturalità e, soprattutto, l’impatto delle nuove tecnologie. Queste trasformano i luoghi che abitualmente identificano lo spazio pubblico (strade, piazze, parchi, giardini, hall…), intensificano alcune aree di contenuti ma anche le liberano, potenzialmente, a nuove (o “antiche”) funzioni. Se il digitale sta cambiando la mobilità individuale e i sistemi di circolazione, cosa diventeranno le corsie per le automobili, i passi carrai, i grandi parcheggi quando non serviranno più come ora? Forse il dominio di una nuova flaneurie high-tech? Alcune infrastrutture saranno dismesse, potranno tornare alla natura o essere riconvertite, e il successo della High Line di New York fa scuola e proseliti: ma quanto e come è replicabile? La sfida è complessa, decidere ora per il futuro richiede una “programmazione sfocata”, come diceva Lucius Burckhardt, poiché le città sono flessibili, adattive e autoregolanti, e non possono costruire lo spazio pubblico in modo incontrovertibile.