
FORESIGHT 2019 – Guardare dall’alto per vedere lontano
Si è svolto il 10 ottobre FORESIGHT 2019 curato da Lombardini22. Un evento speciale, un confronto sul futuro attraverso voci e punti di vista diversi: cultura digitale, sociologia, neurobiologia vegetale, tecnologia, real estate si sono incontrati nei “lungimiranti” spazi del 47° piano della Torre Allianz di CityLife, uno dei nuovi cuori di Milano.
Editoriale
Quando abbiamo smesso di usare i cavalli come mezzo di trasporto primario, le stalle sono diventate case. Siamo in grado di prevedere cosa succederà ai box quando non useremo più le auto?
Se ieri avevamo la percezione che in dieci anni il mondo sarebbe stato simile a quello cui siamo abituati, oggi realizziamo quanto la nostra epoca ci stia riservando cambiamenti sconvolgenti. Il mondo è in continua evoluzione, se non in ebollizione, e ciò rende difficile prendere le decisioni giuste a lungo termine bilanciando le responsabilità economiche, sociali e ambientali. Il riscaldamento globale, le tendenze demografiche, il processo di urbanizzazione e le migrazioni di massa sono fenomeni drammatici che aumentano il numero di situazioni critiche. Allo stesso tempo assistiamo a innovazioni e cambiamenti portatori di grandi attese: l’impatto delle giovani generazioni insieme con la Silver Economy, una sempre maggiore diversità in tutti i settori, l’innovazione nell’economia dei trasporti che sta finalmente diventando realtà (dopo che il treno ad alta velocità è ora il momento della guida autonoma, mentre il sogno del drone umano si avvicina), la tecnologia del Digital Twin che sempre più ci permette di interagire con gli immobili e testare soluzioni. Sono solo alcuni fattori di uno scenario complesso che ci porrà di fronte a sfide mai sperimentate prima, e che impatteranno fortemente sulle infrastrutture. Come può un professionista del Real Estate continuare a prendere decisioni con la cassetta degli attrezzi attuale? È necessario coinvolgere più parti e più attori e creare dei framework di riferimento all’interno dei quali agire su un doppio registro: lasciare ai singoli, ai cittadini, al “fare”, lo spazio necessario per sperimentare nuovi format (poiché ciò che ci piace è la scala umana: semplicità, accessibilità, relazioni); e intanto guardare e analizzare la “big picture”, cercando di capire come e se quei format possano funzionare su ampia scala, in una logica prototipale. In altri termini, accogliere insieme i tempi lunghi dei processi soft, della ricerca analitica, della tensione verso matrici complessive che ci aiutino a comprendere il quadro generale in cui ci stiamo muovendo, e i tempi brevi delle soluzioni urgenti, anche discontinue e temporanee, che sappiano rispondere ai bisogni emergenti. E questi livelli metterli in risonanza tra loro, contaminarli reciprocamente in modo che di volta in volta si mantengano in una costante condizione adattiva e aperta alle evoluzioni nel tempo. È qui che la cultura progettuale diventa una risorsa fondamentale ultrasensibile.
(Franco Guidi, AD Lombardini22)
Cos’è Foresight
Confrontarsi sul futuro
Non c’è settore o disciplina, preso singolarmente, che disponga degli strumenti sufficienti per affrontare le incognite del futuro: è quindi necessario uno sguardo multidisciplinare che sappia connettere mondi apparentemente lontani. Foresight ha questo sguardo: una piattaforma di confronto sul futuro degli immobili, della mobilità, delle infrastrutture, delle comunità che coinvolge ambiti diversi in un evento unico.
I Master
Foresight è un format che si è svolto in due tempi. Il primo ha previsto un panel di brevi e intensi speech di 15 minuti dove protagonisti sono i “Master”, figure esperte di primissimo piano in diversi settori di competenza che hanno gettato semi di futuro e “nutrito” la platea con punti di vista eterogenei, riflessioni laterali, provocazioni. Si è parlato di come imparare dal mondo vegetale, del bisogno di nuove forme di politica e socialità, di come innovare connettendo persone, tecnologia, cultura e spazi, del digitale come DNA del nostro tempo, della necessità di un nuovo vocabolario dell’abitare, e naturalmente di Milano, oggi un modello virtuoso che tuttavia non dev’essere “presuntuoso”.
I Dialoghi
Un confronto tra selezionati esponenti del mondo immobiliare ha poi messo in scena il Real Estate nei suoi molteplici punti di vista: una conversazione aperta tra grandi e storiche imprese di famiglia nel mondo della costruzione e dello sviluppo immobiliare e società leader nel mercato degli uffici, del retail, della logistica e del living, tra grande distribuzione con i player più dinamici del Retail Real Estate italiano e multinazionali dei servizi legali con esperienza in oltre 30 paesi del mondo. Un universo complesso, consapevole di consegnare le sue prospettive future alla mutevolezza ed evoluzione dei bisogni e dei desideri delle persone e responsabile del futuro immobiliare in un’ottica nuova: proiettata ai nuovi mercati, alle opportunità di inediti standard di qualità, alla tecnologia e alla gestione dei dati e delle informazioni e ai valori esperienziali che umanizzano e vestono di contenuti l’architettura. In definitiva alla sostenibilità di un settore che è la principale industry al mondo, una asset class che vale oltre 220 trilioni di dollari, nel cui futuro l’unica cosa che probabilmente non potrà mai cambiare è la necessità di un tetto sotto cui dormire.
Perché Foresight
“In questo momento di grande complessità è difficile avere una mappa per orientarsi: con questo evento vorremmo dare il nostro contributo alla creazione di una mappa possibile, che potremo arricchire e che ci aiuti a navigare nella direzione giusta”.
Così apre Franco Guidi, chiamando gli ospiti a un confronto e a un movimento circolare delle idee, in una fertilizzazione reciproca e in uno scambio di stimoli e visioni che, come un puzzle di cui non si conosce l’immagine, compongano in tempo reale una figura complessa, anche inaspettata ma interattiva e soprattutto generativa di altre figure a venire.

Il programma
Moderati da Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera, Master e Dialoghi sono andati in scena alternando sul palco interventi di alto livello, nutriti di competenze anche distanti tra loro, dove cultura digitale, statistica, sociologia, neurobiologia vegetale, politiche urbane si sono confrontati con i temi del real estate e del mercato immobiliare futuro.
I Master:
- Maria Grazia Mattei, umanista e critica d’arte, esperta di cultura digitale e fondatrice di MEET the Media Guru,
- Chris Kane, pensatore strategico, fondatore e direttore di Six Ideas,
- Mauro Magatti, sociologo ed economista,
- Maurizio Crippa, giornalista e Vicedirettore de Il Foglio,
- Stefano Mancuso, neurobiologo e curatore della mostra La Nazione delle Piante della XXII Triennale di Milano,
- Marco Marcatili, economista, Responsabile Sviluppo e membro del Consiglio Direttivo di Nomisma,
I Dialoghi:
- Regina De Albertis, Consigliere Delegato di Borio Mangiarotti SpA e Vice Presidente del Gruppo Giovani di ANCE,
- Giuseppe Amitrano, CEO di GVA Redilco.
- Letizia Cantini, Chief Operating Officer di Svicom
- Olaf Schmidt, membro del Comitato Esecutivo di DLA Piper e amministratore delegato responsabile del coordinamento dei Gruppi Pratici dello Studio Internazionale.
Stefano Venturi, Vicepresidente di Assolombarda, ha chiuso i dialoghi con una conversazione finale.
L’evento: i Master
Maria Grazia Mattei apre i talk accogliendo l’invito di Franco Guidi a costruire delle mappe e sottolineando la necessità di un approccio non tecnocentrico, che sarebbe fuorviante: poiché il digitale e le tecnologie sono parte di un cambiamento più profondo, sociale e antropologico, bisogna mettere l’accento su un approccio culturale per governare l’impatto della complessità e pervasività tecnologica sul nostro quotidiano. Mattei fornisce qualche dato: “A metà del 2019, quattro miliardi e mezzo di utenti usavano internet, tre quintilioni di byte sono prodotti ogni giorno, nel 2021 una famiglia media avrà 500 device connessi e ci saranno 250 miliardi di oggetti interconnessi (il cosiddetto IoT)”. Numeri impressionanti. Come siamo arrivati a questo punto? Dalla progressiva evoluzione tecnologica a partire dagli anni 1960, all’avvento del web e di internet negli anni 1990, alla fase dei social media che dal 2005 hanno cambiato relazioni, scambi, introdotto l’open innovation, ora siamo nella fase della simbiosi o ibridazione (pensiamo al tema dell’intelligenza artificiale come macchina in simbiosi con l’uomo). Siamo in un momento di potenziamento, che rischia di essere una metamorfosi con aspetti anche molto critici: dobbiamo rispondere aumentando il tasso di consapevolezza, affrontare questa evoluzione non come novità tecnologica ma come strumento per costruire un senso intorno al digitale, che è la nostra seconda pelle ormai inseparabile dalla vita reale.
Di fatto cambiano le regole del gioco, e rispetto a questa evoluzione Chris Kane invita a un allargamento della prospettiva che investe direttamente il “mindset” del real estate: passare a uno sguardo olistico che tenga insieme multigenerazionalità, benessere, coinvolgimento, autenticità e sostenibilità. Tra tenants e consumatori, tra edifici e persone, tra i concetti di costo a di valore, è necessario costruire ponti, non semplicemente luoghi, come responsabilità verso il futuro.
Oppure, rilancia Mauro Magatti, passare dalla semplice struttura binaria produzione-consumo, che ha governato i decenni espansivi del capitalismo occidentale fino alla crisi del 2008, modello irrimediabilmente esaurito, a una matrice più complessa che intersechi un altro asse: quello che connette l’investimento sulle persone e la cura del territorio (o terra). Una terra, però da intendere non come terreno di conquista, chiusura, contrapposizione e guerra, ma luogo di coltivazione, scambio e ospitalità: ovvero a un territorio dove i confini sono porosi, non dividono ma mettono in relazione con l’altro. È questo il crinale su cui si gioca la metamorfosi del capitalismo contemporaneo che può portarci in una nuova epoca: quella che il filosofo francese Bernard Stiegler chiama “della contribuzione” e che Magatti, con una parola più potente e forse feconda, definisce “della generatività”.
Milano è il terreno reale in cui si misura l’intervento di Maurizio Crippa. Una città raccontata attraverso alcune figure: il cerchio, struttura della città e modello simbolico e pratico, perché vuol dire equidistanza anche fisica dal centro e quindi inclusività; il buonumore che vi si respira perché vissuta come “land of opportunity”; la domanda di socialità e condivisione nella forma nuova di “ringhiera 4.0”. È una visione ottimista ma prudente quella di Crippa, che invita a non cadere nell’autocompiacimento ma coltivare l’altruismo e la fantasia per costruire nuovi prototipi comunitari con coraggio e anche una giusta dose di anarchia: cosa possibile perché Milano è “una città che funziona perché non ha un solo centro di potere ma un’elitè che sa indirizzare le scelte delle persone attraverso un ‘pungolo’ gentile”.
Decentramento dei centri di comando, quindi: un assist a Stefano Mancuso che ci ha fatto riflettere sul mondo vegetale come modello organizzativo, di convivenza, di comunicazione e di risoluzione dei problemi da cui molto abbiamo da imparare. Con la loro organizzazione non gerarchica, distribuita e decentralizzata, le piante possono insegnarci tanto. E la prova, se il primo obiettivo di ogni specie vivente è propagarsi e non estinguersi (o farlo il più tardi possibile), è espressa da due percentuali: 85% e 0,3%. Sono le biomasse che rappresentano rispettivamente le piante e il regno animale sulla Terra, due “quote di mercato”, come ironicamente le ha denominate, di proporzioni enormemente diverse (ma delle quali prendiamo in considerazione solo la minore, scioccamente). Mancuso ci invita a guardare al mondo vegetale come modello di riferimento (e principale stakeholder del nostro agire), per il suo saper vivere in comunità, cooperare più che competere.
Con il suo intervento, Marco Marcatili è stato il link con i temi immobiliari della seconda parte di Foresight. Dal suo osservatorio di Nomisma, ha selezionato cinque sguardi con cui leggere un mercato immobiliare difficile da interpretare. Eppure la domanda c‘è: cinque milioni di famiglie esprimono una domanda di casa, tra proprietà e locazione. Il problema è fornire le risposte giuste che sappiano intercettare i cambiamenti: abitare contestuale (dove i valori del contesto superano quelli dell’oggetto), abitare alternativo, nuove figure sociali o vecchie figure che cambiano (gli anziani, per esempio), abitare circolare (che sia flessibile negli usi e non diventi esso stesso un rifiuto urbano, cioè un vuoto), abitare sociale, condiviso (oltre la logica dell’appartamento), abitare civile. Tutto ciò esprime una costellazione di desideri in movimento cui offrire nuove visioni, poiché “se la visione senza azione è un sogno, l’azione senza visione è un incubo”. Ma se è vero che “i costruttori di carrozze non hanno inventato l’automobile”, sono in grado gli attuali operatori di rispondere con successo?
L’evento: i Dialoghi
Regina De Albertis, Giuseppe Amitrano, Letizia Cantini e Olaf Schmidt sono stati i protagonisti dei dialoghi sul real estate, una conversazione tra operatori di grande rilievo nel panorama italiano e anche internazionale, attivi nei settori residenziale, uffici, retail, logistica e anche dei servizi legali a livello multinazionale. Ne è emersa una situazione fluida, consapevole della necessità di sintonizzarsi con i cambiamenti attuali e futuri, ma anche problematica per ciò che sono da una parte i limiti strutturali di settore, e dall’altra quelli del cosiddetto “sistema Paese”. Per Regina De Albertis “ragionare sulle forme alternative dell’abitare” è già un processo in corso, così come la proiezione, già in fase di progetto, su ipotesi di bisogni ed esigenze future delle persone. Tuttavia c’è anche la consapevolezza che il real estate, come sottolinea Giuseppe Amitrano, ragiona “all’interno di un paradigma chiaro, preciso e sedimentato, e si dovrebbe invece rovesciare il paradigma: cioè prima i clienti, poi le persone e per ultimo gli azionisti”. Un’inversione simile a quella di cui parlava Frank Duffy (fondatore di DEGW) diversi anni fa: passare dalla “supply chain” alla “demand chain”.
Un tema correlato alle nuove forme dell’abitare è la sempre maggiore richiesta, e importanza, dei servizi rispetto al bene in sé, e della difficoltà di trovare società che si occupino della loro gestione. Eppure i servizi, in senso ampio, rappresentano un’enorme potenzialità di sviluppo, non solo nel residenziale ma anche in atri settori, come il terziario. Come osserva Letizia Cantini, “immaginare che il terziario possa gestire servizi e commodity potrebbe aprire delle praterie!”. A patto che si applichi un concetto più allargato del terziario: “Le startup ci insegnano su tanti campi: il tema del servizio e della gestione di esperienze e attività, rendere più semplice la vita delle persone, tutto ciò è terziario, ed è un tema della contemporaneità che ci aspetta”.
Beni e servizi insieme connettono il real estate alle comunità e ai territori verso i quali sono chiamati a ricoprire nuovi ruoli, offrendosi ai luoghi nel ruolo più opportuno in funzione del contesto: “Questo è già un cambiamento di paradigma – sostiene Cantini – ed è anche un concetto molto bello di sostenibilità: stare sopra alle cose, la sostenibilità applicata a un prodotto immobiliare che stia sopra una comunità…”. Tuttavia, ricorda Olaf Schmidt, affinché nuove idee possano svilupparsi e diventare concrete, è necessario che l’Italia sappia offrire non solo creatività ma anche processi amministrativi più semplici e trasparenti. È il campo della governance, delle decisioni pubbliche, cui non sfugge nemmeno Milano per quanto sia la punta avanzata del Paese.
Verso la chiusura…
E su Milano chiude Stefano Venturi, Assolombarda: “Milano è oggi una città che attrae, per una serie di fattori: l’immobiliare è uno di questi. Tuttavia mi piacerebbe dire che questa attrazione dell’immobiliare si trasformi in un vero e proprio progetto di rigenerazione della città. Un progetto che la ridisegni su diversi livelli: tecnologia, open data, innovazione sociale…”. Un progetto che, insieme con il real estate, possa assegnare ai diversi attori un ruolo importante in un augurabile rinascimento non solo di Milano, ma italiano.
A Franco Guidi, naturalmente, il compito di chiudere la prima edizione di Foresight 2019: “È stata una mattinata davvero intensa e interessante. Grazie a tutti! La risposta che abbiamo avuto ci fa pensare che faremo una seconda edizione”.
Stay tuned…