
Quale futuro per la nostra campagna?
Poca attenzione è stata rivolta alla campagna negli ultimi decenni, eppure se metà umanità vive nelle città, l’altra metà no. Che rapporto abbiamo oggi con la campagna? Essere cittadino, diceva Andrea Branzi ripercorrendo la genesi del radical italiano, non vuol più dire abitare in un luogo urbano, ma adottare un modello di comportamento fatto di linguaggio, informazione, merce… Dove arriva la merce arriva la metropoli, anche nel rurale, che di essa assorbe la razionalità. Rem Koolhaas si interroga sulle trasformazioni radicali di questa terra incognita ed elenca esempi illuminanti: i contadini che negli USA mappano con il pc ogni cm di terra coltivata lavorano in ufficio e governano enormi macchinari attivi 24/7 sono di fatto dei knowledge workers non dissimili da quelli urbani; l’impatto infrastrutturale cinese in Africa, la nuova scala dei data center dove la presenza umana è sempre più irrilevante, le geometriche distese di serre, o gli enormi impianti come la Gigafactory di Tesla che alimenta pulite e silenziose macchine elettriche per sempre più terse arie urbane, trasformano il rurale in un “back-of-house” iper-cartesiano a servizio della metropoli, e il rurbano in una “seconda natura” (alla Lucius Burckhardt) a servizio di uno strano e ibrido immaginario.