
Architettura e natura: sempre più verdi le nostre città?
Un’architettura cooperativa, distribuita e senza centri di comando, resistente alle catastrofi e sempre funzionale, adattiva e modulare. Un’utopia del futuro? No, una realtà presente da milioni di anni: le piante.
Questa caratteristica del mondo vegetale, rispetto al nostro così gerarchico e centralizzato, è una differenza radicale che è difficile coglierne appieno le conseguenze, afferma il neurobiologo Stefano Mancuso. Eppure oggi ci indica un orizzonte futuro, perché è l’unico sistema vivente che ha trovato soluzioni efficaci e allo stesso tempo non predatorie verso il proprio ecosistema. Non sappiamo ancora come e se riusciremo a coglierne i principi, ma dovremo dargli spazio. La storia dell’architettura ha grandi precedenti: “restituire alle comunità il 100% del terreno che un palazzo ricopre, in forma di giardini accessibili alle persone, siano terrazzi o facciate”, è il pensiero di un pioniere “green”come Emilio Ambasz; integrare natura e costruito è la lezione di un gruppo leggendario come i SITE. Oggi il tema torna con forza: giungle urbane, programmi di riforestazione di aree metropolitane, visioni future dove l’aspetto minerale del costruito sfuma in masse e interstizi verdi, sono i segnali di un sentire diffuso con cui è necessario confrontarsi. #ilfuturoèvicino