
Il futuro dell’umanità sarà nelle megalopoli
A un certo punto della storia, la crescita della popolazione mondiale si stabilizzerà (forse) e poi inizierà a diminuire: ma solo dopo aver toccato gli 11 miliardi di persone nel 2100! Nel frattempo, fra 30 anni saremo 9,7 miliardi e, di questi, per circa il 66% vivremo nelle città: 6,4 miliardi di esseri umani distribuiti nei grandi centri urbani, che in buona parte saranno megalopoli, ovvero conurbazioni con più di 10 milioni di abitanti (ma anche 40 milioni, come Tokyo). Queste le proiezioni del World Population Prospects 2019 dell’ONU: e c’è del sublime in tutto ciò! Ma è ineluttabile questa inurbazione dell’umanità? Le città sono ambivalenti: qualsiasi problema trova in esse le espressioni più drammatiche, ma anche le più alte probabilità di nuove soluzioni per il benessere. Anzi, secondo le analisi del fisico teorico Geoffrey West, quanto più una città è popolosa tanto più l’innovazione, le idee, i brevetti e la ricchezza crescono in modo più che proporzionale (115%), mentre l’impatto infrastrutturale pro capite si riduce (85%) per effetto dell’economia di scala. Sembrano numeri incoraggianti per comprendere la nostra epopea urbana in un quadro di prevedibilità quantitativa, e magari rispondere alla domanda: quanto è desiderabile un futuro megalopolitano? #ilfuturoèvicino